Transizione alla vita all’aperto. Q&A con Christoph Regensberger e Pamela Ospina

Transizione alla vita all’aperto. Q&A con Christoph Regensberger e Pamela Ospina

La primavera si avvicina a grandi passi e chi ha una casa inizia a pensare al giardino e alla terrazza in vista dei mesi estivi. Negli ultimi due anni le persone sono diventate sempre più consapevoli dell’importanza degli spazi esterni. Con il modificarsi dei nostri stili di vita in risposta alla situazione globale, abbiamo dato maggior valore a giardini, terrazze, parchi e località rurali. Per molti, l’aria aperta è diventata rapidamente l’epicentro della propria vita: un luogo dove lavorare, socializzare, fare esercizio fisico e rilassarsi.

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Quella che prima sembrava una necessità temporanea ha in realtà innescato un cambiamento culturale generale. Oggi i professionisti della progettazione stanno abbattendo le barriere tra spazi interni ed esterni per migliorare la salute fisica e mentale e generare un senso di benessere. Abbiamo parlato con Christoph Regensberger, amministratore delegato dello Studio L Plan in Austria, e Pamela Ospina, progettatrice di ambienti di lavoro per M Moser a New York, e confrontato le loro diverse prospettive da un capo all’altro dell’oceano.

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Lo Studio L Plan sviluppa concetti di illuminazione creativa che danno forma alle prospettive, accompagnando i clienti con passione e competenza in tutte le fasi del progetto.

M Moser Associates progetta e realizza ambienti di lavoro in grado di far emergere il meglio delle persone, consentendo alle organizzazioni di trasformarsi agilmente in un mondo in continua evoluzione.

Potete introdurre brevemente il vostro lavoro e la vostra carriera?

Christoph Regensberger (CR): Mi occupo di luce da oltre 30 anni. Mentre ero un apprendista di elettrotecnica, sono rimasto affascinato dal tema della luce, per cui ho iniziato a studiare progettazione illuminotecnica e a lavorare per un’azienda di illuminazione. Nel 1998 ho aperto il mio studio di progettazione illuminotecnica. La questione della luce e dei suoi effetti sulle persone e sullo spazio continua ad affascinarmi ancor oggi.

Pamela Ospina (PO): Da tempo amo il design e la connessione psicologica tra spazio ed esseri umani. Come progettatrice di ambienti di lavoro presso M Moser a New York, ho avuto la possibilità di lavorare con le aziende senza dovermi concentrare solo sulle loro esigenze, ma anche su quelle dei dipendenti, e ho potuto notare il miglioramento generale della produttività e della cultura creato dalle interazioni spaziali.

La pandemia ha messo in evidenza alcuni elementi chiave per quanto riguarda la progettazione: la necessità di migliorare la qualità della luce e di aumentare lo spazio per il lavoro a distanza, e l’importanza degli esterni. Come avete visto queste tendenze svilupparsi nel vostro settore?

CR: Il nostro modo di lavorare è cambiato radicalmente. La luce è diventata sempre più importante, perché è proprio con la luce che si possono disegnare spazi e creare nuove zone.

PO: Il lavoro a distanza ha inaugurato una maggiore flessibilità. Molti dipendenti hanno avuto l’opportunità di lavorare dove preferivano: a casa, in ufficio o in una caffetteria. Oggi più che mai gli uffici si sono dotati di aree all’aperto e hanno aumentato la disponibilità di luce naturale per migliorare il benessere generale. Considerando che molte aziende non possono permettersi il lusso di avere una luce diurna adeguata, l’illuminazione circadiana si è rivelata un ottimo modo per favorire l’attenzione o il riposo a fine giornata. La pandemia ha contribuito anche all’emergere della biofilia. Gli studi dimostrano che la biofilia non solo aiuta a mantenere gli ambienti più freschi, ma contribuisce anche a ridurre lo stress.

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Quanto è importante creare una connessione tra spazi interni ed esterni? Perché questa connessione è così centrale?

PO: È fondamentale creare spazi in cui l’interno e l’esterno si fondono in modo olistico. Durante la pandemia siamo stati costretti a stare in casa, il che è andato a discapito del benessere mentale. È diventato chiaro che gli esseri umani hanno bisogno di una connessione con l’esterno. L’ipotesi della biofilia indica che come esseri umani abbiamo una risposta innata alla natura, quando siamo in mezzo alla natura ci sentiamo automaticamente bene. Credo che questa considerazione dovrebbe essere un punto di riferimento per il benessere generale.

CR: Ho sempre trovato di grande importanza la connessione tra spazio interno ed esterno. Ed è possibile creare magicamente questa connessione con la luce. Immaginate di trovarvi in un soggiorno e di guardare fuori da grandi finestre che affacciano su una terrazza o un giardino: l’esterno è così meravigliosamente illuminato che diventa una cosa sola con l’interno. Non c’è niente di più affascinante di questo gioco di luci e ombre.

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Cortili, pensiline, pergolati, pareti vetrate. Sono tutti modi in cui i progettisti creano l’illusione di un collegamento tra l’interno e l’esterno. In che misura abbiamo assistito a una diffusione di elementi di questo tipo negli ultimi tempi?

PO: È da un po’ che i progettisti si sforzano di superare i confini tra esterni e interni. La sfida è quella di attivare gli spazi esterni con elementi abitativi pratici. Grazie al ricorso a caratteristiche interattive le persone possono adattare più facilmente lo spazio in funzione delle loro esigenze. Si sono diffuse le pensiline a energia solare, che regolano i livelli di luce per eliminare i riflessi e creare una circolazione passiva dell’aria. Un altro ottimo esempio è il ricorso alle stufe per esterni, che consentono di estendere l’uso degli spazi outdoor alla maggior parte dell’anno.

CR: Abbiamo imparato a includere l’esterno e a smettere di considerarlo uno spazio a sé stante. Ecco perché si pone sempre più l’accento sulla coerenza dell’illuminazione. Ho sempre dato molta importanza a questa connessione.

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Molti spazi esterni vengono ridefiniti e trasformati attraverso uno stile e una comodità che prima erano riservati solo all’interno. È possibile ricreare in un ambiente esterno quel senso di intimità e comfort che di solito associamo a un salotto?

CR: Sì, con la giusta illuminazione è possibile. È molto importante determinare il rapporto tra luce e ombra. L’errore più grande che si può commettere è un’illuminazione eccessiva o del colore sbagliato.

PO: All’interno creiamo stanze o zone attraverso pareti divisorie. Possiamo applicare la stessa strategia all’esterno utilizzando fioriere e muri vegetali per creare un ambiente intimo. Le piante assorbono i rumori, generano nicchie di tranquillità, e consentono alle persone di beneficiarsi delle loro proprietà antistress.

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Le regole di composizione per gli spazi esterni sono le stesse che per gli interni?

CR: Sì, in linea di principio si tratta sempre di giocare con luci e ombre.

PO: Ci sono aspetti compositivi molto simili. La pianificazione generale, la creazione di zone pubbliche o di nicchie private per le aree basate sulle attività. Possiamo anche generare spazi flessibili attraverso l’uso di arredi e partizioni o di divisori mobili.

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Quali sono i prodotti che meglio si adattano a questa fusione tra interni ed esterni?

PO: Molte caratteristiche della progettazione degli spazi interni sono state oggi estese agli spazi esterni. L’integrazione di schermi e proiettori trasportabili per le serate di cinema permettono di riunirsi in modo intimo. Il riscaldamento attraverso i falò, che una volta erano caminetti interni, può generare uno spazio attivo e condiviso.

CR: Le sorgenti luminose indirette che creano un gioco di luci e ombre sul terreno ben si adattano a un uso esterno. Anche le piantane decorative per esterni possono creare una bella connessione tra dentro e fuori.

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